SALINA


L’isola di Salina, separata da Lipari da un canale largo quattro km e profondo fino a 330 metri, è costitutita da due montagne simili di origine vulcanica, monte Porri (860 metri) e monte Fossa delle Felci (963 metri), che si congiungono nella vallata di Valdichiesa, in cui sorge un Santuario dedicato alla Madonna del Terzito. Guardandola da lontano l’isola sembra infatti divisa in due parti uguali, e da qui la denominazione antica di Didyna, ovvero gemella.

Il nome di Salina è recente e deriva dalla notevole produzione di sale in località Lingua.

Dalla centrale Valdichiesa, si dipartono due vallate di minore importanza: il Vallonazzo, che scende verso il mare fino a Leni e a Rinella, e valle di Giovi, che si porta fino al centro abitato di Malfa.

Sull’isola vi sono sette centri abitati, di cui tre a sede comunale, S. Marina, Malfa e Leni, collegati tra loro da una moderna strada. Delle isole dell’arcipelago eoliano, Salina è la più consolidata e per questo la più fertile e la meglio coltivata. Le pendici, fino ad altezza considerevole, sono sistemate a terrazzamenti di tipo mediterraneo, su cui crescono piante di capperi, vigneti, oliveti ed ogni sorta di alberi da frutta.

La ricerca delle antichissime tracce della presenza umana sull’isola è stata condotta infaticabilmente da Bernabò Brea e Madeleine Cavalier, che nel museo di Lipari, da loro fondato e diretto, hanno raccolto e ordinato i vari reperti scoperti.

La prima testimonianza risale alla fine del terzo millennio a.C. presso Malfa; tracce di insediamenti dei secoli XVIII-XJV sono state rinvenute poi a Serro dei Cionfi e alla Portella, relative all’epoca della lavorazione dell’ossidiana e dei floridi commerci marittimi nel Mediterraneo e nell’Egeo.

Il primo insediamento greco, presso Santa Marina, dal VI sec. a.C. prosperò fino ad epoca romana, come testimoniano reperti trovati a Santa Marina, a Malfa e a Valdichiesa. L’economia era legata anche alla coltivazione della vite e del cappero, alla pesca e alla produzione del sale.

In seguito a successive lotte ed incursioni, nei momenti di maggiore pericolo, i salinesi si rifugiavano nella valle di Leni, dove nacque il culto alla Vergine Maria e con esso il celebre Santuario.

 

MALFA

L’intero territorio è caratterizzato da una grande fertilità che ha assicurato agli abitanti periodi molto prosperi.

Malfa è famosa per la squisita Malvasia, e l’uva passa, nelle due qualità tradizionali della "passulina" e dei "passuli".

Il porticciolo del paese è in pratica uno scivolo delimitato, da qui partivano ed arrivavano i prodotti venduti e acquistati, qui era il centro di una attiva pesca che integrava l’agricoltura nell’economia locale.

Il paese di Malfa è adagiato nella verde degradante valle di Giovi, tra i monti Rivi e Porri, al centro della costa settentrionale di Salma, alta e rocciosa.. A Malfa furono rinvenute le tracce del più antico insediamento umano nell’isola, della seconda metà del III millennio a.C., e il luogo fu abitato certamente in età greca e normanna.

Il nome di Malfa deriva probabilmente da una immigrazione di amalfitani avvenuta nel XII secolo, in epoca normanna. A Malfa ogni anno il 19 marzo si ripete una festa in onore di San Giuseppe: la "tavuliata di San Giuseppe" in cui si rinnova al Santo la gratitudine della gente locale per aver salvato nel 1806 un gruppo di paesani che, nel viaggio di ritorno da Napoli, luogo di commercio abituale, si erano imbattuti in una terribile tempesta e avevano invocato l’aiuto del Santo, con la promessa di dare tutti i loro viveri ai poveri. Da allora ogni anno vengono raccolti su una grande tavola i piatti donati dalle famiglie; fin dal mattino vengono preparati due grosse "quartare" colme di

pasta e ceci con finocchio selvatico. Il tutto viene portato in una processione guidata da tre persone in costume rappresentanti la Sacra Famiglia fino al piazzale antistante la chiesa del patrono, San Lorenzo, dove sono allestite le mense.

Benedette le pietanze, rinnovato il ringraziamento a San Giuseppe, vengono poi distribuiti altri cento piatti più svariati, dalle specialità eoliane, alle pietanze di pesce, alle enormi pizze e crostate, alla frutta, ai dolci, tra cui gli "sfinci". Una parte dei piatti migliori viene conservata e portata in dono agli anziani della casa di riposo di Valdichiesa.

 

LE PIAZZE

Le piazze di Santa Marina, di Lingua e di Malfa sono state scelte dai ragazzi perché riconosciute come principali punti di aggregazione dell’isola.

Esse presentano delle caratteristiche simili: una posizione pressoché centrale rispetto al Paese, con brevi e stretti vicoli che da esse si diramano, servite nei pressi da bar, ristoranti, pizzerie, frequentati sia dal turista che dai residenti.

Poco resta delle "piazze" di una volta.

Si mantiene l’aspetto esterno delle strutture tradizionali antiche, tutto il resto è stato cambiato in nome della "modernità".

Tutte le costruzioni che si affacciano sulle piazze sono rivolte verso il mare, o comunque in direzione del versante aperto, in modo da consentire, anticamente il tempestivo avvistamento dei pericoli, ed ora una adeguata ventilazione degli ambienti, mantenuti, così, freschi attraverso piccole e rotonde aperture, che guarniscono la facciata anteriore delle case.

L’isolamento termico delle costruzioni viene garantito, inoltre, dall’uso dei materiali locali: basalti e rocce vulcaniche che hanno lentissime variazioni termiche.

PIAZZA DI SANTA MARINA (a Chiazza o a Criesa)

Arrivando nello scalo di 5. Marina Salma, la piazza antistante il porto, è il primo spazio che vediamo con al centro una fila di alberi.

Vi si allineano costruzioni che ospitano attività commerciali, residence, e magazzini caratterizzati da una sola arcata di ingresso, caratteristica delle antiche "pinnate".

Scale esterne conducono ai tetti piani (astrica) delle case, e lo spazio a loro antistante è in genere contornato da sedili in muratura (bisole).

Sulla piazza si affaccia fra due campanili laterali la Chiesa (Criesia i Santa Marina o Criesia Nica) risalente al 1725 e che domina tutto l’ambiente.

La "Piazza", fino a qualche decennio fa era quasi tutta rivestita di sabbia nera, e la sua costruzione sembra risalire ai primi del ‘900 per difendere dai marosi l’antica e prestigiosa Chiesetta.

Antistante la "Criesia" si trovava l’omonimo "scariu", che rendeva più agevole la discesa delle barche in mare e il loro rientro.

Prima le navi non attraccavano al molo, ma caricavano e scaricavano con difficoltà uomini e merci su grandi barconi a remi (il cosiddetto "rollo") che poi venivano tirati a

secco sullo scario.

Il sagrato dominava il mare ed era delimitato da alcuni "bisola", con al centro un annoso ulivo che non solo era utile punto di forza per tirare i natanti, ma anche punto di riferimento e di ritrovo per la popolazione e soprattutto centro focale per i paesani. Per questo viene conservato con rispetto, mentre i "bisola" sono stati livellati.

Tracce di resti romani sono venuti alla luce durante i lavori di un edificio a pochi metri dalla Piazzetta, verso nord.

PIAZZETTA DI LINGUA (Du Pantanu o a Chiazzetta)

Anche su questa piazza si affacciano alcuni locali pubblici e la Chiesetta dedicata a San Bartolomeo.

Caratteristici sono i vicoli, prima gradinati, che si diramano da essa in tutte le direzioni, per convergere tutti verso il punto focale di questa frazione: il laghetto di origine antichissima (vi sono stati trovati resti romani) e utilizzato come salma fino al 1800.

La Piazzetta è stata risistemata più volte e la prima strada che costeggia il lungo mare risale, circa, al 1946. Il fondo in passato era costituito da sabbia e terra, portata quest’ultima dai torrenti durante le piogge intense. Vi si ergevano sei colonne di pietra a base quadrangolare, con la funzione di agevolare l’attracco dei bastimenti che attraverso un "arganello" e una "carrucola" o "tagghia" (carrucola) venivano tirati sulla spiaggia.

Le costruzioni che si affacciano sulla piazza hanno l’aspetto caratteristico dell’arte e della tecnica di una civiltà contadina ed insieme marinara, per le loro dimensioni, colori e semplicità funzionale, perfettamente inserite nel paesaggio.

Lungo la piazza si erge come già detto anche la chiesetta dedicata a San Bartolomeo (San Vartulumeu), con un modesto campanile sulla destra e con un interno piuttosto semplice, dal pavimento in mattoni smaltati e nella navata "scanni" al posto delle sedie.

Anche qui il sagrato, a forma quadrata e contornato da "bisola", domina l’immensa distesa del mare con le isole di Stromboli, Panarea e Lipari e sullo sfondo i contorni sfumati delle coste calabre e sicule. Addossata alla chiesa sorge la casa parrocchiale con la scala esterna che conduce al piano superiore, come d’uso nelle case isolane.

PIAZZA DI MALFA

A differenza delle altre piazze quella di Malfa è collocata sì al centro del paese, ma non in adiacenza del mare, sul quale invece si affaccia con un ampio terrazzo protetto da ringhiera e facente copertura ad una grande ed antica cisterna.

Poco si conosce delle origini di questa piazza ma sembra che anticamente il luogo dove essa è situata, fosse prevalentemente terreno coltivato, unito alla strada statale solo attraverso un piccolo viottolo. Ora è un importante nucleo di aggregazione per il paese e punto di riferimento delle principali attività commerciali, turistiche e sociali.

Negli anni ha subito diverse trasformazioni; recentemente è stata allargata e abbellita ed al centro della pavimentazione del terrazzo, antistante la chiesa dell’Immacolata, che domina la piazza, è stata inserita una grande e colorata rosa dei venti.

CHIESA DELL IMMACOLATA (Criesa da Mmaculata)

La chiesa è di origini relativamente recenti, iniziata nel 1870 e ultimata solo nel 1926, non ha come le altre una posizione frontale rispetto alla piazza, per beghe locali legate alla proprietà dei terreni.

Come già detto nell’introduzione, i salinesi nei momenti di maggiore pericolo si rifugiavano nella valle di Leni, al riparo del monte Fossa delle Felci. Qui, secondo lo storico Galliano, sorse ai primissimi tempi della cristianità, un piccolo oratorio costruito in legno. Sfuggito alle persecuzioni degli imperatori romani, si narra che un pio eremita, rifugiatosi sull’isola per sfuggire alle persecuzioni romane, vi abbia costruito un piccolissimo oratorio a forma di capanna con all’interno un’immagine della Madonna.

Si deve agli abitanti delle isole, che lì si riunivano in preghiera, la costruzione di un primo tempio in muratura stabile. Questo crollò verso l’anno 650 per eventi naturali e fu poi fatto ricostruire da Costantino 11 e dedicato al culto di Maria.

Nel tempo subì poi varie vicissitudini e varie ricostruzioni e trasformazioni di cui l’ultima un secolo fa, durante la quale il santuario fu ingrandito ed ora conserva le forme architettoniche ottocentesche. Accanto alla chiesa dedicata alla Madonna del Terzito, sorge un’ampia costruzione (prima adibita a convento) che accoglie attualmente monache ed anziani.

 Salina immagini

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