TORREGROTTA - CONDRÒ

Torregrotta fa parte del Valdemone, una delle tre valli in cui era stata divisa la Sicilia dai Normanni, "antica roccaforte bizantina durante la conquista araba, il cui nome viene etimologicamente interpretato, da un documento del re Martino del 1408, come Vallis Nemorum o Valle dei Boschi, per le estese macchie boschive" (da PECORA A. op. cit. p. 443/444)

In un altro documento del 1537 leggiamo: "Sed antequam ad Mylam ventum montosa oppida Carbarusa, abusa, Saponara, Sammartins: et post torrenter Vineticum, et Ramecta, supra item aha existunt, Rocca, aurojannis, et Monfortis, inter utrumque torrens" (AREZZO C.M. Siciliae Chorographia Accuratissima)

In questo circondano ha oggi sede Torregrotta, 48 m. sopra il livello del mare, su una superficie collinare, tra il mar Tirreno, i torrenti Bagheria, Caracciolo e Cardà e confinante con i comuni di Monforte, Valdina e Roccavaldina (l�antica "Rocca"), probabilmente non lontano da quella che era la principale arteria viaria romana che da Messina permetteva di raggiungere Milazzo, Tindari, Cefalù, Palermo (V. Amico).

Ci sono ancora tracce delle antiche strade, risalenti anche ad epoca romana, di collegamento tra l�interno e l�arteria più importante come la via Valeria, poi strada regia e più tardi ancora regia trazzera.

Di molte strade come via Chiesa, di cui si parla negli incartamenti al momento della formazione del Nuovo Comune nel 1923, via Giardino, via dei Crociferi, Scale e Fontanelle non si ha più memoria.

Nel Medioevo la richiesta di stazioni di sosta e ristoro per uomini e animali portò alla formazione, lungo

gli itinerari di transito, dei "fondaci" e la frazione di Scala fu marcatamente interessata dalla loro presenza, grazie alla sua estensione lungo l�asse viario della litoranea.

Comune autonomo dal 1923 e prima, frazione di Roccavaldina, il comune di "Torre Grotta" comincia ad apparire in atti ufficiali dell�ultimo ventennio del XVI sec., con la dicitura di borgata, villaggio; in un atto notarile ditale periodo troviamo infatti la denominazione "in contrada di la Grutta"; però il territorio che lo comprende, con altra denominazione, assume un�importanza e una sua fisionomia già dal 1168: anno di un diploma con cui Guglielmo IL, re di Sicilia e la madre Margherita di Navarra, concedevano al Monastero di Santa Maria della Scala di Messina su richiesta dell�Abbadessa di Antiochia il casale, chiamato Rachal Elmelum e situato nella piana di Milazzo tra Monforte e Rometta, verso il mare.

Quello fu l�atto ufficiale della nascita di quello che sarà poi il "fondo" o "feudo Scala", o feudo Rachal, anche se le origini di Torregrotta si possono cercare in epoche ancora più remote proprio per la sua posizione rispetto ai centri più famosi di Rometta e Monforte e rispetto all�asse Messina-Milazzo.

Quasi certamente si può individuare l�esistenza stabile di un primo nucleo abitativo dopo la guerra anriibalica, grazie alla formazione dei latifondi romani.

Nel 1168 il Casale passò dunque al Monastero di Santa Maria, mentre l�altra parte del territorio è legata alle fortune dei Valdina, e dei vari proprietari succedutisi.

Una testimonianza dell�appartenenza del casale al monastero viene dall�icona in marmo raffigurante la Madonna della Scala rinvenuta sul frontespizio del "magazzinazzu", che faceva parte della storia più antica di Torregrotta e che viene demolito nel 1954 per ampliare la sede stradale.

Furono rinvenute in luoghi diversi altre quattro icone simili, segno senza dubbio della devozione alla Vergine da parte dei proprietari degli edifici.

E vicino al "magazzinazzu" c�era la "casina" della Badessa, dove probabilmente ella resiedette per qualche periodo, poiché da essa vennero rogati quasi tutti gli atti notarili del XIX sec. riguardanti i possedimenti del monastero messinese.

CONDRÒ
(in latino "Condronum", in siciliano "Cundrò")

Situato sulle pendici dei Peloritani settentrionali, a 58 s.l.m., con 601 abitanti, il paese è compreso tra gli abitati di S. Pier Niceto e Gualtieri Sicaminò.

Terra di principato, situata in un poggetto e in una valle sopra la riva sinistra del fiume Nocito, con chiesa parrocchiale dedicata a S. Maria del Tindari fin dai tempi di V. Amico. I frati di S. Francesco di Paola vi si insediarono nel 1650, in un luogo più elevato.

L�origine del paese risale al sec. XIV, si sa che nel 1408, nel censo di re Martino, apparteneva a Isolda Scalisi, passò poi a Nicola Castagna, quindi ai Polichini e nel 1421 al milite Giovanni Bonfiglio e ai suoi eredi, fino a Federico di Napoli nel 1743.

Il territorio veniva coltivato soprattutto a vigneti e oliveti, poi a giardini, pascoli e seminativi.

La cinquecentesca chiesa Madre del 1577 sorge sulla piazza Umberto I e sono molto interessanti i portali della facciata e del fianco sinistro.

Nell�interno, a tre navate coperte da un soffitto a lacunari, in particolare un�Incoronazione della Vergine ed un ovale di terracotta policroma del sec. XVII di Madonna col Bambino e S. Anna, nonché un incensiere gotico, tra gli arredi sacri.

Ai margini del nucleo storico rimangono i ruderi del convento dei Paolotti.

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